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AC/DC in concerto: quella chitarra di Angus Young che fa la storia

Angus Young protagonista indiscusso di un concerto che definirlo grintoso è dire poco. Ma non si può togliere il merito a tutta la band di un rock ‘n’ roll che si è fatto rito, devozione prima che musica.
La voce di Brian Johnson è graffiante come sempre, il ritmo incessante della batteria di Matt Laug un sottofondo profondo da far venire i brividi, anche se si ascoltasse questo stupendo rock sott’acqua. Mentre il basso di Chris Chaney e la chitarra ritmica di Stevie Young implementano l’adrenalina, la scuotono su un palco dalle luci rosse e infuocate, in onore di Highway to hell.

Ma appunto è stato Angus Young a rubare la scena dell’unica data italiana del Power up tour europeo 2024 degli Ac/Dc, quella di Reggio Emilia il 25 maggio. Lui che è salito sul piedistallo verso la fine del concerto per un assolo lungo quanto un intero videoclip.
È Young che folgora e fomenta la folla dei centomila, in una tiepida notte di inizio estate che si fa afosa come se fosse agosto. Un eletto (ogni band in fondo deve averne uno) che sa richiamare l’attenzione del pubblico, incitarlo, renderlo ancora più euforico di quello che è per essere partecipe di un incontro che fa la storia.
È lui che corre sul palco come un ragazzino, incolume dei suoi capelli bianchi e dei 70 anni suonati, perché l’età sì, è solo un numero. È lui che si sdraia sul palco senza smettere un secondo di suonare la chitarra, mentre Johnson e gli altri contornano di energia e tecnicismi la sua celeberrima “Duck Dance”.

Un diavoletto (indossa piccole corna rosse e luminose durante le ultime canzoni, il gadget dell’evento che adorna l’intera platea sulla collina del Campovolo) scalpitante nella sua eterna divisa da scolaretto: camicetta bianca e pantaloncini corti, sopra al ginocchio. Un ragazzino di una volta che ci ricorda come la musica sia immortale e rimane tale: nuova e unica ogni volta che l’ascolti, anche se la sai a memoria.

Così sono sfilati uno dopo l’altro i capolavori di anni di una band che ha fatto la storia e continua a farla, immemore del tempo che scorre. Back to the black, Thunderstruck, Have a drink on me, Hells bells, T.N.T (solo per citarne alcune) hanno incastonato una serata come ce ne sono poche nella vita.

E anche se in grandi eventi come questi la folla è tale per cui il palco è quasi solo un puntino in lontananza nella marea di respiri e urla, gli Ac/Dc rimangono un pilastro nell’esistenza di chi ama il loro rock. Uno scatto di vita reale tra gli innumerevoli giri di cd, mp3 e streaming per riascoltare quel suono, quella voce, quel ritmo, quelle parole, quel ritornello riconoscibili tra miliardi. E così l’essere stati presenti (piccoli o grandi) è una pietra miliare da raccontare ai posteri: “Sì, io quella volta c’ero”.

Ac/Dc in concerto: una tenacia e una grinta ammirevoli che fanno il paio alla fama e alla bravura di una band intramontabile.

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