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Quando la vita ti dà mandarini, copertina della serie tv Netflix
Cinema

Quando la vita ti dà mandarini: il significato

Recensione al kdrama Netflix 2025

«Anche quando sei anziana vuoi avere il tuo posto nel mondo. Detesterei ancora di più essere trattata come una comparsa», dice Ae-sun a un certo punto, durante quello che il racconto della sua vita in Quando la vita ti dà mandarini (regia di Lim Sang-choon). Che questa serie coreana su Netflix sia stata molto seguita non lo si deve solo a un cast superbo e capace o alla trama sentimentale e dinamica al tempo stesso. Come ogni storia di successo che si rispetti, sono i messaggi che vengono veicolati e il trasporto dello spettatore per gli avvenimenti a decretarne l’apprezzamento.

E questa è la storia di Oh Ae-sun (interpretata da IU e Moon So-ri) e di Yang Gwan-sik (Park Bo-gum e Park Hae-joon), del loro amore eterno ma tormentato, indissolubile e sempre messo alla prova. Un amore che inizia quando sono bambini, negli anni ’60 sull’isola di Jeju (nel sud della Corea del sud), e che li tiene stretti nonostante tutte le avversità da attraversare: la povertà che non gli permette di seguire i loro sogni (lei vorrebbe studiare all’università e diventare poetessa; lui esaudire i desideri di lei); famiglie e società che li tormentano in una panoramica di storia coreana attraverso gli anni ’70, ’80 e oltre; problemi e tragedie che accadono puntuali, in tutti quei momenti in cui pareva di averci messo una pezza o di aver trovato un equilibrio.

Ae-sun, che non smette mai di sognare e di vivere in un’eterna giovinezza nonostante gli anni che passano, e Gwan-sik, imperterrito nella sua volontà di togliersi tutto pur di non far mancare nulla a moglie e figli, sono sentinelle coraggiose, la metafora perfetta e traslata del pensiero pascaliano: canne che vengono continuamente piegate, ma che non si spezzano.

E così si difendono a vicenda, ognuno combatte le battaglie dell’altro come se fossero le proprie. Crescono i loro figli come ogni genitore crede bene di fare: dando loro tutto quello che non hanno avuto per se stessi, perché non patiscano quei dolori o non si ripeta la storia, pregando Re Drago (il dio del mare), perché per questa volta la sua ira si plachi.

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Le stagioni e le onde del mare

Nonostante le vite di Ae-sun e Gwan-sik vengano scolpite dalle ristrettezze economiche e dalla morte di alcune persone molto care, la loro è una storia che insegna come l’andamento della vita non sia circolare. Anche se non mancano dettagli ciclici – nemmeno in questo drama come in numerosi altri manca il concetto dello In-yun (il destino in coreano) e quindi della reincarnazione e delle vite passate che si sfiorano con quelle del presente e del futuro – in Quando la vita ci dà mandarini la vita non è ciclica, ma prosegue in avanti e ondeggia come il mare: a volte c’è tempesta, altre onde o superfici piatte. Il mare d’altronde è l’elemento che sostiene le esistenze dei due innamorati: dà loro la vita con i suoi frutti (Gwan-sik lavora per trent’anni come pescatore e la mamma di Ae-sun è un’haenyeo, cioè una di quelle sommozzatrici che sono figure iconiche e storiche dell’isola di Jeju), ma la toglie anche, privandoli tragicamente di padri, madri e figli.

Dal mare vita e morte, così come paura e forza. «Ci saranno giorni più duri nella tua vita», dice Jeon Gwang-rye (interpretata da Yeom Hye-ran), a sua figlia Ae-sun quando è una bambina.

«Potrebbe venire un giorno in cui ti sembrerà di non farcela. Se ti sembrerà di non farcela, ricorda che io mi immergevo ogni giorno. Chi lavora sulla terraferma dice di desiderare la morte alla prima avversità. Ma qualunque sia l’avversità, un’haenyeo non parlerebbe mai così. Sono stata vicino alla morte innumerevoli volte, e ogni volta trovavo innumerevoli motivi per vivere». Asciuga le lacrime sul viso della bambina, poi continua: «Un corpo in movimento fa dimenticare i problemi. Un giorno ti sembrerà di non farcela. Non restare immobile. Lotta con tutta te stessa. Lava le coperte coi piedi. Ara il campo, fai lavoretti per guadagnare. Di’ a te stessa che non morirai e che sopravviverai a ogni costo. Sbatti braccia e gambe senza posa. Così uscirai dalle acque buie e vedrai il cielo. Riprenderai a respirare».

Cosa significano i mandarini

La vita va avanti, anche dopo il momento più buio: è uno dei grandi insegnamenti di questa serie. «Pensavo che la vita andasse dalla primavera all’estate e poi autunno e inverno, ma mi sbagliavo», racconta una Ae-sun adulta e in là con gli anni. «A volte sembra inverno, altre sembra primavera. Ho avuto tanti giorni di primavera. Ho avuto tanti momenti di gioia».

Nella non circolarità della vita, ma nell’imperterrito andare avanti sono proprio quei momenti di gioia la chiave di tutta la narrazione. «Sei felice?», chiede Gwan-sik ad Ae-sun ogni volta che c’è un cambiamento rilevante nella loro quotidianità. «Sì – è la risposta di lei – sì, sono molto felice». E lo dice con un tono pieno di soddisfazione, lo sguardo finalmente sereno, il sorriso sognante di chi ha ottenuto tutto quello che voleva, nonostante vivano in condizioni difficili quasi tutto il tempo. Ma l’apprezzamento di questa felicità arriva dopo prove e sbagli. Tentativi fino a comprendere di lasciarsi guidare dal cuore ed essere felici delle piccole cose, quelle che contano.

Dunque, quando la vita ti dà mandarini, devi saper accettare il dono oppure affrontare il problema e prenderlo di petto. I mandarini sono frutti iconici dell’isola di Jeju e qui diventano metafora di ciò che la vita (o il mare) ti riserva: non può essere sempre qualcosa di bello o il desiderio che si avvera. Anzi, è quasi sempre il contrario o, il più delle volte, l’ennesima prova da superare: diventare orfana a soli 10 anni; la famiglia del marito che non ti accetta; vendere la casa per permettere alla figlia di studiare all’estero; piangere le sorti del figlio, come penitenza per aver dato più attenzioni alla primogenita anziché a lui; rischiare di perdere i risparmi di anni in un investimento sbagliato.

I mandarini allora ricorrono come brevi istantanee lungo quasi ogni episodio. Il mandarino cotto sulla brace come un tesoro, perché è l’unica dolcezza in giornate di lavoro duro e faticoso. Un campo di mandarini come eredità è simbolo di ricchezza e benestare. Ricevere in mano un mandarino sbucciato è un gesto d’affetto e premura. Il mangiarne qualche spicchio è un ringraziamento per l’accortezza. Una ciotola di mandarini sul tavolo di casa, un legame con le origini. Un frutto buono che può essere donato, spremuto, odorato, raccolto e non solo o semplicemente mangiato.

Il coraggio di andare avanti

La storia di Ae-sun e Gwan-sik fa conoscere le bellezze di Jeju, così come le difficoltà che gli isolani hanno conosciuto in anni in cui i collegamenti e i trasporti non erano rapidi né semplici. La condizione della donna, sempre non considerata, bistrattata e punita, ancor di più se povera: «A Jeju è meglio nascere mucca che nascere donna. Lo diceva mia madre», ripete Ae-sun.

La scenografia sull’isola ripercorre passato e usanze in maniera nitida: immensi e bellissimi campi di fiori, i banchetti per vendere il pesce, le dimore di legno in mezzo alla natura, il cielo stellato o il miracolo dell’alba a bordo di una barca che sa di casa. E poi i passaggi su Busan e Seul, città in divenire, la crisi finanziaria e i licenziamenti, la voglia di farcela, le battute d’arresto non durano per sempre.

L’andare avanti, nonostante la pesante eredità di sentimenti e sacrifici che i genitori lasciano ai figli. Con l’esempio eterno di Gwan-sik, un marito e un padre che mette l’amore davanti a tutto, combattendo le convenzioni sociali, il lutto, la povertà con il solo scopo di vedere esauditi quei desideri. Sì, andare avanti comunque, perché «nella vita se non ci provi non lo sai mai come andrà», ammette Ae-sun. «Sarebbe stato un peccato se avessi mollato a metà strada. Sono felice di aver vissuto la mia vita appieno».

Quando la vita di dà mandarini (2025)

Titolo originale: When life gives you tangerines
Regia: Lim Sang-choon, già conosciuta per Fight for my way e When the cammelia blooms
Genere: Drammatico
Produzione: Corea del sud
Durata: 16 episodi

TRAILER

Cast:

Ae-su interpretata da IU (cantautrice, tra le sue apparizioni: Hotel del Luna o Scarlet Heart: Ryeo) e Moon So-ri

Gwan-sik interpretato da Park Bo-gum, (Encounter o Record of Youth) e Park Hae-joon

 Yeom Hye-ran (The Glory, Chocolate, The Uncanny Counter)

Kim Seon Ho (Hometown Cha-Cha-Cha, Start-up)

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